Quando parliamo di Tarantella il pensiero corre subito alla danza tradizionale tipica dell’Italia del Sud, considerata il ballo più rappresentativo del folklore italiano nel mondo.
Durante le serate estive il suono di tamburelli, flauti e fisarmoniche invade le piazze di Campania, Puglia e Sicilia in un tripudio di colori e ritmi scatenati.
Ma qual’ è l’origine di questo ballo? Ne esiste un solo tipo oppure si tratta di una danza differente da regione a regione? Contrariamente a quanto si pensa ne esistono numerose versioni: in questo articolo scopriremo storia e cultura della Tarantella siciliana, una variante forse meno famosa ma altrettanto ricca di tradizione.
Prima di dedicarci specificamente alla Tarantella siciliana facciamo un breve cenno sull’origine di questo ballo, che risale al diciassettesimo secolo e deriva da una credenza popolare che ha come protagonista la tarantola, il pericoloso ragno velenoso chiamato in termini dialettali “Taranta”.
Nelle campagne del Meridione durante il periodo del raccolto era molto frequente che i contadini venissero morsicati da questo ragno, spesso nascosto in mezzo alle piante.
Si credeva che, una volta morsicato, il malato cadesse in uno stato di tranche e che l’unico modo per evitare la morte fosse quello di muoversi con ritmi veloci, scandendo il tempo con battiti distinti in una specie di ballo liberatorio. Soltanto grazie a questi movimenti sarebbe stato possibile espellere il veleno e guarire.
La Tarantella pertanto sarebbe nata come danza curativa per rimediare al morso del ragno e tale leggenda popolare si è mantenuta fino al diciottesimo secolo, periodo in cui si il ballo si diffonde in tutto il Regno di Sicilia senza differenze tra una regione e l’altra.
Per questo oggi si tende a definire genericamente con il termine Tarantella ogni ballo tradizionale tipico del Sud Italia, mentre in realtà esistono differenze tra una danza e l’altra a seconda del territorio.
Ma quali sono le caratteristiche della Tarantella siciliana?
In generale si basa sugli stessi strumenti utilizzati nelle altre regioni, soprattutto fisarmonica e tamburello, ma si distingue per il progressivo aumento di intensità del ritmo.
Inoltre viene quasi sempre ballata in coppia, a differenza delle versioni napoletana e pugliese in cui si esibiscono anche ballerini singoli o in gruppi di quattro persone.
Un’ altra curiosità tipica della Tarantella siciliana è quella di prevedere danze differenti, ciascuna dedicata ad un particolare evento: il ballo celebra così la forza della natura e rappresenta lo strumento attraverso il quale il popolo può esprimere sentimenti di gioia, amore, passione e desiderio.
Tra le Tarantelle siciliane più famose possiamo citare “U Ballu a Chiovu” tipico del periodo della mietitura: al termine della giornata nei campi i contadini si riunivano nel cortile per ballare, eseguendo una serie di saltelli ritmici a gambe incrociate. Danzando in questo modo i tacchi dei ballerini venivano battuti sempre nello stesso punto (in dialetto “U Chiovu”) che ha dato origine al buffo nome di questo ballo.
Tradizionalmente nel “Chiovu” uomo e donna danzano in coppia, avvicinandosi ed allontanandosi tra loro e tenendosi per mano mentre si muovono. Durante il ballo l’uomo rivolge alla compagna una serie di mosse scherzose, che ricordano i riti del corteggiamento ed evidenziano il senso di energia donato dalla mietitura andata a buon fine.
La danza d’amore è rappresentata danzando “U nozzu”, il perfetto esempio di Tarantella siciliana: davanti ad un bicchiere di vino e a un mazzo di carte gli uomini corteggiano le signore improvvisando per loro “u toccu”, un canto tipico che introduce le danze vere e proprie. Anche in questo caso il tema dominante è la gioia di vivere: tra sguardi ammiccanti e sorrisi maliziosi riusciranno i pretendenti ad andare a nozze a ritmo di fisarmonica?
Tra i balli più curiosi riconducibili alla variante siciliana della Tarantella non possiamo poi dimenticare il “Lanzet”, ballo contadino dell’ottocento tipico della Provincia di Messina.
Si tratta della danza con cui i pastori salutavano la migrazione delle proprie greggi, esprimendo contemporaneamente gioia per il ritorno a casa e desiderio di nuove avventure.
Poiché la transumanza è un argomento tipicamente maschile il Lanzet veniva ballato tra soli uomini, rappresentando in questo modo una netta rottura rispetto alla tradizione, che fino a quel momento aveva identificato in tutti i balli la classica coppia formata da uomo e donna. Considerata l’epoca cui risale la tarantella siciliana possiamo senza dubbio parlare di una grande rivoluzione di costume!
Tra gli eventi celebrati occupava un posto importante anche il Carnevale, cui nel corso degli anni sono stati dedicati addirittura due balli tipici, chiamati Fasola della Tubiana e Contradanza, a volte messi in scena anche in occasione di sagre paesane.
La bellezza e l’allegria di questo ballo hanno resistito fino ai nostri giorni, dando vita negli anni ad un fenomeno curioso: sono sempre più numerose le scuole di ballo che organizzano corsi di Tarantella siciliana registrando un boom di iscrizioni.
Dal punto di vista sociologico si tratta di un importante segnale: nell’epoca in cui gli smartphone scandiscono i ritmi delle nostre giornate abbiamo imparato ad apprezzare la semplicità e a riscoprire le nostre tradizioni.