Nel corso del tempo, il marketing ha elaborato una serie di concetti teorici e pratici che aiutano a comprendere se la strada seguita è quella vincente e se si può proseguire con le strategie attuali o è necessario operare un cambio di programma.
Uno degli elementi cardine è pertanto quello del business model, inteso come l’insieme delle pratiche e dei programmi utili a creare valore non solo nel breve, ma anche nel lungo termine.
Si tratta di un modo per generare profitto partendo da un piano ben elaborato, utile a battere la concorrenza nel settore e riuscire a conquistare una fetta di clientela e quindi di fatturato maggiore.
Se ci rifletti ogni azienda, anche nel piccolo, attua inconsapevolmente un business model quando si siede a tavolino per definire le strategie, soltanto che il marketing ama molto codificare i suoi processi e pertanto chiamarli con un nome specifico.
Vediamo quindi nel dettaglio di cosa si tratta e quali sono le fasi e gli elementi che contraddistinguono questo modello di gestione.
Approfondiamo la tematica in questo articolo sul modello di business pubblicato da b-plannow.com.

Come nasce il concetto di business model

Seppure il termine è stato coniato nel 1957, il concetto di business model prende piede negli anni ’90 e viene accolto nel settore del marketing proprio a definire l’insieme delle strategie che vanno a battere la concorrenza e determinano la strada da seguire per avere successo.
L’azienda infatti crea, divulga e cattura del valore, che può essere identificato in termini di denaro o con altri parametri meno completi.
Se ti stai chiedendo cosa è un business model, questo si compone di una serie di elementi imprescindibili che ne costituiscono un insieme unitario.
Il primo è la proposta di valore dell’impresa, intesa come la sua teorica capacità di produrre un guadagno seguendo gli andamenti precedenti e le strategie elaborate per il futuro.
Il secondo è il settore di mercato di riferimento, cioè il target di clientela interessato al bene o al servizio, che può essere ampliato migliorando il proprio valore.
Il terzo è la struttura della catena di valore, quindi come si compone l’organigramma interno e come sono gestite le singole fasi della produzione fino a generare il guadagno.
Seguono i meccanismi attraverso i quali l’impresa pensa di creare valore, quindi la pubblicità, la diffusione sui social, il porta a porta, le attività promozionali e la pagina web, solo per dirne alcune delle più diffuse.
Tutti questi elementi sono collegati fra loro come se si trattasse di una grande impalcatura dove, se manca un elemento in qualsiasi punto, il castello crolla perché privo delle fondamenta e dei piani inferiori.
Pertanto, per generare del valore, è necessario in primo luogo partire da un parametro certo, come il fatturato precedente o altri esempi simili di mercato se si tratta della prima esperienza.
A questo si possono aggiungere i mezzi di divulgazione della propria offerta, la rete di fornitori e i passaggi necessari alla creazione e alla divulgazione del bene o del servizio, secondo un’ottica molto fluida e in divenire.
Le aziende che funzionano non infatti quelle con un business plan molto flessibile, che si può modificare prendendo tutte le accortezze del caso per invertire la rotta nel caso in cui non si stesse gareggiando ad armi pari con la concorrenza.

Quali sono i tipo di business model maggiormente diffusi

Uno dei sistemi di rappresentazione migliori del business model è certamente quello canvas, che prevede una esemplificazione grafica composta da 9 blocchi che comunicano fra loro tramite un sistema di frecce.
Vedere praticamente il modello è importante per farlo proprio e poterlo adattare alle proprie esigenze, quando il piano teorico da solo spesso confonde e non permette di sviluppare le idee migliori.
Un business Model ha inoltre varie direzioni, che sono canonicamente raccolte in tre fasce: innovazione, evoluzione e adattamento.
Nel primo caso la creazione è ex novo, come accade ad esempio per le start up, nel secondo prevede una crescita, nel terzo delle migliorie a seconda del contesto di riferimento.